Quel piano di riordino mai finito ancora dodici società da tagliare

Quel piano di riordino mai finito ancora dodici società da tagliare
di Fabio Rossi
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Domenica 9 Settembre 2018, 10:10
Un riordino delle aziende capitoline varato ma mai completato, nonostante il lavoro dei due assessori alle partecipate - Massimo Colomban e Alessandro Gennaro - che hanno varcato (in entrata e in uscita) le porte del Campidoglio nella prima parte dell'amministrazione di Virginia Raggi.

L'esclusione di Farmacap, Centrale del latte e Roma metropolitane dal bilancio consolidato del Comune riapre la questione del piano di sfoltimento che - secondo gli accordi presi quattro anni fa tra Palazzo Senatorio e il Governo per il risanamento dei conti romani - avrebbe dovuto interessare soprattutto le aziende di secondo livello della holding capitolina, ossia quelle che non forniscono servizi pubblici ai cittadini: ancora 12 quelle da tagliare. Un piano mai completato e al quale sono legati, almeno secondo l'intesa originaria con Palazzo Chigi, i 110 milioni di extra costi che lo Stato versa ogni anno a Roma per le spese sostenute a causa del ruolo di Capitale della Repubblica.

I RITARDI
Rispetto a quando previsto dalla road map stabilita quattro anni fa, i casi più eclatanti sono quelli di Assicurazioni di Roma destinata a restare in vita almeno fino al 2020, e la stessa Farmacap, che ora però rischia di nuovo di essere messa in liquidazione a causa dei bilanci in rosso dell'azienda che gestisce le farmacie comunali. Nel documento unico di programmazione (Dup) di quest'anno si prevede tra l'altro la cessione delle quote della Centrale del latte (comprese quelle oggetto di contenzioso con Parmalat) e di Aeroporti di Roma (già completata) e il recesso da Investimenti spa. Già liquidate le società Servizi azionista Roma e Roma patrimonio - per la quale restava soltanto un credito di 35.280 euro da riscuotere dal Dipartimento mobilità e trasporti come residuo per i lavori di realizzazione del parcheggio di Rebibbia - nonché le quote possedute dal Campidoglio nell'Agenzia regionale per la promozione turistica del Lazio e nel Centro ingrosso fiori. Per Roma metropolitane era invece previsto il mantenimento della partecipazione, con lo scorporo di alcune attività da affidare all'Agenzia della mobilità.

LE INDIRETTE
Più complicato l'iter che riguarda le partecipazioni indirette, ossia le aziende controllate dalle municipalizzate del Campidoglio, che nel piano di sfoltimento andrebbero completamente cedute o liquidate: ce ne sono nove dell'Ama - tra cui Roma Multiservizi, il caso più spinoso, con i suoi 3.800 dipendenti - due di Atac e una di Risorse per Roma. La holding capitolina, dopo la sforbiciata, comprenderà ovviamente l'Atac, con i suoi 11.800 dipendenti, e l'Ama (7.800 lavoratori) che resterà di proprietà del Campidoglio ma dovrà cedere le sue partecipazioni. Non saranno toccate, infine, le società che svolgono attività in house per Palazzo Senatorio: Aequa Roma, l'Agenzia per la mobilità, Roma Metropolitane, Zètema e Risorse per Roma.
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