Prima le fiamme alte, poi il boato. E il fuoco che inghiotte un’auto in piena notte a Ostia. Non una vettura qualsiasi, ma quella in uso a Manuel Sannino, il genero di Vito Triassi il boss scomparso cinque anni fa - legato alla cosca mafiosa dei Cuntrera-Caruana di Siculiana - e considerato insieme al fratello Vincenzo, capo dell’omonimo clan di Ostia, storicamente in contrasto con il gruppo Fasciani. Gli inquirenti hanno pochi dubbi: «avvertimento» nei confronti di un elemento di spicco nell’organigramma della famiglia criminale del litorale. Classe 1981, Sannino nel 2016 fu anche vittima di un agguato. Ferito alla schiena da sconosciuti. Un taglio alle spalle, profondo, ma non letale. Prima di chiedere aiuto a uno dei negozianti ancora aperti, l’uomo si era accasciato sul marciapiede e cercò anche di allontanare i suoi sicari puntando contro di loro una pistola. Sono stati anche esplosi dei colpi, ma dei proiettili nessuna traccia.
Gli aggressori - mai rintracciati - si diedero alla fuga, mentre il ferito fu raccolto e portato via da una macchina bianca - alla cui guida probabilmente c’era un familiare - che è schizzata a tutta velocità in direzione dell’ospedale Grassi, dove fu medicato.
L’ALTRA IPOTESI
In un primo momento si era pensato anche a un altro scenario. Si è ipotizzato, infatti, che potesse trattarsi di un’intimidazione nei confronti di uno dei membri di Area 121, la comunità interconnessa all’estrema destra, presente all’interno del villaggio Azzurro di via delle Baleniere, ma le risultanze investigative hanno spostato il baricentro verso l’ambiente delle organizzazioni criminali. Al vaglio degli investigatori, le telecamere della zona e quelle delle strade che portano alla rotonda di piazzale della Posta, accesso alle vie di fuga verso altri quartieri.