Nelle settimane scorse, hanno consegnato sul tavolo del sostituto procuratore Luca Sciarretta, titolare del fascicolo, un primo rapporto, basato una rilettura in chiave analitica degli avvenimenti e anche degli elementi raccolti dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale, elaborando una ipotesi. Dopo lunghi mesi, sembra quindi intravedersi uno spiraglio di luce. «Ho sempre creduto – dice la mamma di Alessandro – in tutti coloro, a cominciare dagli stessi carabinieri e al pm Sciarretta, che hanno preso a cuore questa vicenda e che le hanno dedicato tempo. Io, ripeto, non ho mai perso la fiducia. Credo che la giustizia vada fatta e non solo per noi familiari. La città di Pescara ha bisogno di capire, di avere risposte. Chiunque ha bisogno di sapere cosa è successo. E questo per potersi sentire sicuro quando esce di casa. Occorre, insomma, che ci sia una verità che arrivi dalle indagini».
Poi il suo pensiero è per l'assassino o gli assassini del figlio. «Come ho già detto altre volte, posso solo dire che mi dispiace per loro. Non penso che per quello che hanno fatto – sottolinea mamma Laura – possano dormire la notte. Per essere arrivati a togliere la vita ad una persona, devono avere avuto una vita terrificante. Io, comunque, in cuor mio li ho perdonati e l'ho fatto per poter chiudere con questa storia. La mia parte terrena dice però che la verità va ricercata. Nessuno, per qualsiasi motivo, può togliere la vita ad un'altra persona. Non esiste un motivo valido - ripete - per poter togliere la vita a qualcuno».
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