Assemblea degli ex An sotto assedio e alta tensione per l'aggressione in corso da parte di Forza Nuova. Alla ricerca di un accordo che eviti nuove divisioni. L'assemblea dei soci della Fondazione An domani è chiamata a votare sul futuro suo e su quello del suo patrimonio.
Un futuro che il gruppo della mozione dei 'quarantennì vorrebbe di chiaro stampo politico, con la Fondazione nel ruolo di garante di una nuova formazione politica, dal nome inedito, e che includa Fdi. Il partito di Giorgia Meloni, che detiene il simbolo di An, è infatti uno dei nodi per un possibile accordo di maggioranza. Intesa che, al termine della prima giornata di lavori - 350 su 620 aventi diritti al voto, i presenti - sembra tuttavia tutt'altro che vicina.
«Oggi la Fondazione An è chiamata a decidere se costruire una destra che attorno a Fdi sia sempre più larga e più unita sul territorio oppure se dare di sè una immagine rissosa.
«Una nuova grande Destra può ridare speranza all'Italia», incalza Andrea Santoro (Ncd), tra i firmatari della mozione dei 40enni mentre e Marco Cerreto, portavoce di Prima L'Italia, fa appello alla possibilità di «offrire una prospettiva concreta al futuro della destra».
Oggi, intanto, si è registrata la forte protesta dei militanti Msi della sezione di Prati che, con il leader di Forza Nuova Roberto Fiore, hanno tentato di entrare nell'albergo che ospita l'incontro innescando attimi di tensione prima del ritorno alla calma. I militanti della sezione di Msi di Prati accusano la Fondazione An di non intervenire per evitare lo sgombero della storica sezione di via Ottaviano, davanti alla quale, nel 1975, veniva ucciso Miki Mantakas, colpito a morte negli stessi giorni del processo per il rogo di Primavalle.