Giuliano Castellino condannato, sei mesi al leader di Forza Nuova per gli scontri durante la protesta anti-immigrati

Aveva fatto resistenza alla polizia mentre sgomberava l’edificio occupato

Giuliano Castellino condannato, sei mesi al leader di Forza Nuova per gli scontri durante la protesta anti-immigrati
di Federica Pozzi
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Mercoledì 5 Luglio 2023, 00:27

Arrivano le condanne nei confronti di Giuliano Castellino e Simone Pomponi, militanti di Forza Nuova, per i disordini che li hanno visti protagonisti nell’agosto del 2017, durante lo sgombero dell’immobile occupato abusivamente da centinaia di migranti a via Curtatone, nei pressi di piazza dei Cinquecento. Ieri il giudice monocratico ha condannato a sei mesi di reclusione Castellino, leader romano del movimento di estrema destra, e a otto mesi Pomponi. L’accusa era quella di resistenza a pubblico ufficiale per il primo e resistenza e lesioni per il secondo; entrambi reati commessi nei confronti degli agenti della Digos che si trovavano in servizio di sicurezza a via Curtatone. Il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione.

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I FATTI
I fatti risalgono al 23 agosto del 2017. C’era già stato il primo sgombero dell’immobile il 19 dello stesso mese con un piano predisposto dal Questore di Roma e dal coordinamento della Prefettura capitolina. Un’operazione che aveva provocato violenti scontri con la polizia, che, per liberare l’immobile dalle centinaia di persone che vi abitavano illegalmente dal 2013, era ricorsa anche all’utilizzo degli idranti. Nonostante ciò, continuava il presidio da parte degli occupanti (per la maggior parte eritrei ed etiopi richiedenti lo status di rifugiati politici), accampati in strada con tutti i loro oggetti. Sul posto quella mattina c’erano diversi agenti e carabinieri, impiegati in un confronto tra le parti per cercare di evitare tensioni. E c’erano anche i gruppi di estrema destra, presenti per protestare contro quella che definivano un’invasione di immigrati. Proprio per evitare che la situazione degenerasse, il personale della Digos aveva cercato di allontanare Castellino «vista la dichiarata appartenenza dello stesso al gruppo denominato Roma ai Romani”, di derivazione dalla formazione oltranzista di estrema destra Forza Nuova», si legge sul capo d’imputazione. «State a proteggere i negracci di me... e perseguitate gli italiani, siete bravi… tanto non finisce qui, stasera ritorniamo… che te pensi che finisce qui». Così Castellino si rivolgeva agli agenti che cercavano di farlo salire sulla macchina di servizio per portarlo in commissariato.


Dopo che si era accorto che non poteva fare altro che salire in auto, aveva incitato uno dei suoi amici, esortandolo a riprendere l’operazione di protesta: «Ecco la polizia che fa agli italiani. Ecco, arrestate i fascisti. Fai quello che devi fare, procedi come d’accordo». Presente quel giorno anche Simone Pomponi che, per prestare aiuto a Castellino, «opponeva resistenza agli agenti mentre veniva portato verso la macchina di servizio con calci e gomitate fino a procurare a un agente lesioni con due giorni di prognosi del pronto soccorso per contusione spalla destra ed escoriazioni arto superiore di destra».


L’INCHIESTA
La Procura aveva aperto un’inchiesta sull’occupazione dello stabile di via Curtatone, in quanto, dopo il primo blitz, erano state rinvenute ricevute di affitti pagati che facevano pensare all’esistenza di un racket e un pc utilizzato per confezionare badge da distribuire agli abusivi. Il sospetto degli investigatori era che qualcuno avesse gestito l’occupazione per trarne profitto. Ipotesi però che gli stessi sgomberati avevano subito smentito. «Non abbiamo mai pagato un affitto per abitare nel palazzo. Raccoglievamo soldi ogni tanto quando si rompeva qualcosa per ripararla», avevano precisato gli inquilini, che avevano negato anche l’esistenza di badge. «Gli ospiti che dovevano accedere al palazzo mostravano i documenti all’ingresso, ma mai nessuno ha avuto un pass». Nel palazzo ci sono ora degli uffici finanziari e una palestra esclusiva.

 

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