Gualdo Tadino, investito e abbandonato nel fosso: la pirata della strada verso il processo

Il tribunale penale di Perugia
di Enzo Beretta
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Domenica 4 Febbraio 2024, 08:58

Fissata al 7 marzo davanti al gup Elisabetta Massini l'udienza preliminare in cui la folignate di 53 anni che ha investito con la propria Fiat Panda un ventenne di Gualdo - abbandonato in un fosso per quasi venti ore, fino all'indomani, quando casualmente un passante si è accorto della sua presenza - deve difendersi dall'accusa di fuga del conducente in caso di lesioni personali stradali. La fissazione dell'udienza segue alla richiesta di rinvio a giudizio dello scorso dicembre. Il procedimento penale corre piuttosto spedito considerando che l'incidente è avvenuto il 17 gennaio 2023. L'avvocato Chiara Lazzari anticipa che il ventenne ha intenzione di costituirsi parte civile: «Ci costuiremo, certamente, non solo per lui ma anche per sua madre, che ha dovuto smettere di lavorare per accudirlo, e per i suoi due fratelli minori. Questo dramma ha cambiato la vita anche a loro». 

Lo schianto è avvenuto in via Sandro Pertini il 16 gennaio scorso. Nelle carte del pubblico ministero Franco Bettini si legge che l'automobilista (difesa dall'avvocato Guido Bacino) «successivamente all’urto si dava alla fuga, omettendo di fermare la marcia e di prestare la dovuta assistenza al pedone» che ha riportato «lesioni personali gravi». «Condotta colposa consistente in negligenza, imperizia e imprudenza»: questo contesta il magistrato inquirente all'indagata che, stando a quanto emerso, durante le indagini, in quel momento era al cellulare. 

Leggiamo le accuse contenute nell'avviso: «Procedendo lungo via Sandro Pertini in orario notturno ometteva di osservare le condizioni di sicurezza necessarie, in relazione all’orario e alle condizioni di visibilità per via della pioggia in atto durante la marcia, viaggiando alla velocità di 60 km/h circa a fronte del limite di 50 km/h per il tratto di marcia percorso, nonché utilizzando il telefono cellulare durante la marcia e in prossimità del punto di impatto».

E, ancora: «Non avvistava il pedone lungo la strada, pur essendo detto avvistamento possibile, e determinava l’urto tra la vettura da lei condotta e il giovane, facendolo cadere nel canaletto di scolo adiacente alla strada». «A seguito del fatto – si legge nell’atto della Procura – il giovane riportava lesioni personali consistenti in multiple microlacerazioni emorragiche da danno assonale diffuso emorragico in sede biemisferica fronto-temporo-aprtietale, emorragia paracentrimetrica talamica destra, Esa in sede cisternale frontale a sinistra ed in sede tentoriale bilaterale; frattura composta XII costa a destra; contusioni polmonari multiple; frattura scomposta chiusa della diafisi di tibia destra, provocando uno stato di malattia certamente o probabilmente insanabile».

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