Papigno, furto di reperti di archeologia industriale: un altro pezzo di Terni che se ne va

Papigno, furto di reperti di archeologia industriale: un altro pezzo di Terni che se ne va
di Sergio Capotosti
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Sabato 5 Settembre 2020, 08:14
TERNI Come se il tempo si fosse sospeso. Sono passati otto anni ma nulla è cambiato. I reperti di archeologia industriale custoditi a Papigno continuano ad essere trafugati con troppa facilità. È accaduto di nuovo, dopo che nel 2012 venne rubato un telaio dell'Ottocento dello storico Jutificio Centurini. Un pezzo unico, venduto a peso come ferro vecchio. In quell'occasione vennero rubate anche le matrici delle cartoline di Alterocca, altra icona di Terni. In questi giorni è andato in scena un film già visto, con i soliti ignoti che hanno preso di mira il magazzino comunale di Papigno, dove ci sono macchinari Bosco, Centurini e Alterocca.

Pezzi che in altre città sarebbero finiti in un museo, mentre a Terni vengono lasciati ammucchiati in un capannone che fa parte dell'ex stabilimento elettrochimico di Papigno, altro monumento dell'archeologia industriale. All'indomani del furto del 2012, l'allora assessore alla cultura Simone Guerra disse che si sarebbe provveduto alla messa in sicurezza dei reperti, con dovuta catalogazione. Ma in otto anni non è stato fatto nulla, e chi sperava nel cambio di passo da parte dell'attuale amministrazione è rimasto altrettanto deluso. Anche oggi come allora fare la conta dei danni, del furto subito e degli oggetti distrutti, non sarà possibile visto che un inventario non è mai stato fatto, sebbene il centro Studi Malfatti, da sempre in prima linea per difendere e valorizzare l'archeologia industriale di Terni, lo abbia sollecitato più volte.
Salvare il salvabile è ancora possibile. Il magazzino di Papigno è stato messo a soqquadro dai malviventi che questa volta non hanno avuto il tempo, o la capacità, di portarsi via nessun macchinario, come capitò nel 2012, quando il telaio dell'Ottocento venne caricato su un furgone bianco che in un primo momento sembrava appartenesse ad una ditta incaricata dal Comune. Solo il giorno seguente si scoprì che si trattava di due malviventi che avevano rubato un raro pezzo di archeologia industriale per rivenderlo come ferro vecchio.
C'è da sperare che la Telfer non faccia la stessa fine. Altro pezzo di storia di Terni, la Telfer dopo essere stata smontata è stata lasciata accanto ad uno dei capannoni dell'ex stabilimento elettrochimico di Papigno, a pochi metri di distanza dal magazzino comunale visitato dai malviventi. Del progetto di restauro della Telfer si sono perse le tracce, ma il rischio da evitare è che venga smontata un pezzo alla volta.
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