Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

L’arrivo dell’euro digitale e le misure da prendere

di Angelo De Mattia
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Giovedì 22 Febbraio 2024, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 23:08

La cashless society, l’acquisto di beni e servizi con pagamento elettronico, si appresta a fare un balzo in avanti, trasformandosi con la progettata introduzione dell’euro digitale. Se ne sta discutendo in questi giorni nella Commissione economica dell’Europarlamento, iniziando un procedimento, per l’istituzione, che poi si concluderà, certamente dopo le elezioni europee, con l’esame da parte del “trilogo” (Eurocamera, Commissione, Consiglio). Si tratta della moneta della Banca centrale, oggi emessa in banconote, che potrà avere anche una forma digitale e sarà detenuta da chi la possiede su di un dispositivo elettronico. 


Da tempo la Bce sta curando la progettazione di questo tipo di euro. Il sistema dei pagamenti, con esso, si amplierà significativamente: dovrebbe migliorare l’inclusività finanziaria perché si tratta di una moneta accessibile a tutti, potrà rendere più veloci ed efficienti le transazioni, dovrebbe migliorare la tutela della privacy, anche se al riguardo si sta ancora riflettendo.


Come accennato, emesso dalla Bce, sarà poi distribuito attraverso le banche entro limiti di detenzione e con modalità che saranno definite. Difficile dire se il termine del 2026 per la effettiva emissione sarà rispettato. Ma questa nuova forma avrà anche lo scopo di salvaguardare la sovranità monetaria nell’Eurozona, visto che altre monete digitali sono in corso di progettazione, in alcuni casi avanzata - si veda quella del cinese yuan - che prenderebbero piede in mancanza di un segno monetario dello stesso tipo nell’Unione. Ma si consideri pure lo sviluppo delle cosiddette “criptomonete”, meglio definibili come “cripto asset”, che pure potrebbero svolgere una funzione concorrenziale.

Apporti potrebbero altresì derivare dal nuova forma per l’azione di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. Molto dipenderà, naturalmente, da come verrà gestita dalle istituzioni competenti questa che si potrebbe definire come una nuova modalità dell’euro in contanti. Va comunque sottolineato che non è stata colta questa occasione, come pure avrebbe potuto farsi, per una ridefinizione completa e organica delle funzioni di politica monetaria e di quelle del sistema dei pagamenti che sarebbe stata importante anche per i rapporti con la politica economica.

Nelle discussioni, pure nell’Europarlamento, si avanzano ulteriori proposte per evitare che le banche ordinarie perdano depositi e costituiscano un tramite non superabile, come accennato, nella distribuzione dell’euro digitale. Quest’ultimo viene definito moneta a corso legale.

Ma appare ovvio che non potrà avere il potere liberatorio che ha l’attuale banconota, se non sulla base di una preventiva intesa tra le parti di una transazione. Oggi, un pagamento in moneta legale, entro i limiti della normativa antiriciclaggio, non può essere rifiutato: se lo fosse, il rifiuto sarebbe anche sanzionabile. Ciò è arduo che possa accadere per l’euro digitale. Si pone, poi, un problema di sviluppo della conoscenza da parte dei cittadini in materia di nuove tecnologie e ciò chiama in ballo l’esigenza di un forte rilancio dell’educazione finanziaria e tecnologica, così come della concorrenza tra banche anche nel contribuire ad agevolare la dimestichezza con queste innovazioni. Si pensi, poi, a quelle classi di età che possono non essere pienamente al passo con la digitalizzazione, per non parlare di chi starà oggettivamente lontano da questa innovazione per le condizioni di povertà. Un problema, quest’ultimo, che richiede ben altre misure.

Andando indietro nel tempo, si può dire che l’emissione dell’euro in questione richiama quanto meno l’unificazione che avvenne nel 1926 nella sola Banca d’Italia dell’emissione delle banconote. La normativa regolatrice non sarà di poco conto, se si pensa a quella dei biglietti di Banca, ai tempi complessa e articolata. Così come importanti saranno l’assetto organizzativo e i controlli che la Bce introdurrà al proprio interno. È auspicabile che, pur con i limiti citati e l’occasione non colta a proposito delle funzioni monetarie, questa riforma susciti un seguito ulteriore di innovazioni importanti per la crescita e il lavoro.

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