«Questa Macchina è piena di vita». Signori, Dies Natalis: l’ideatore Raffaele Ascenzi ha appena consegnato il progetto esecutivo. Ora tocca a palazzo dei Priori, c’è da pubblicare di corsa - come i Facchini sulla salita - il bando per la costruzione. Perché per materializzare la struttura serviranno tra i sei e i sette mesi.
Il progetto è il cuore pulsante della struttura. «Ci sono gli elaborati tecnici che descrivono la Macchina - dice Ascenzi - in ogni singolo dettaglio: disegni, piante, prospetti, sezioni. E poi tutte le componenti allegoriche e gli elementi strutturali: come sono composti e dove stanno, così come la parte illuminotecnica di quali elementi si compone e dove sono allocati. Le immagini fanno capire bene a chi parteciperà al bando per la costruzione come va realizzata la Macchina». Le statue sono prese singolarmente in varie tavole per poterle vedere su tutti i lati, «saranno inoltre forniti dei file con le modellazioni tridimensionali: il progetto impone che la costruzione che sia fatta da macchine a controllo numerico, la fase della realizzazione sarà dettata da questi file. Non ci saranno la difficoltà dal punto di vista artistico. A differenza di Gloria, Dies Natalis ha tutte le pareti modellate attraverso oltre 100 scansioni di tutte le figure, anche di persone vere».
Quanto è corposo il progetto? «Sono un’infinità di metri di stampe, piegate in formato A4 raggiungono almeno mezzo metro. Per i costruttori ci sarà un buon impegno anche solo per aprire e valutare gli elaborati, che dal punto di vista tecnico sono molto esaurienti». La parte più difficile? «Far quadrare il peso, che è un dato imposto dal concorso di idee: 50 quintali, con una tolleranza del 5% puoi arrivare a 52,5». Ci è riuscito così: «Oggi abbiamo tecnologie che ci aiutano, in base ai materiali, a capire le risposte in fatto di pesi. Ho scelto Eps, polistirolo, da 15 o 20 chili al metro cubo in base alla complessità dell’opera da realizzare: quanto più cresce il peso specifico del materiale, tanto più riesci a modellare la statua in maniera fedele alla scansione».
Soddisfatto del risultato? «Sono entrato completamente dentro questo progetto, mi sono innamorato in maniera viscerale.
Capitolo illuminazione: «Dies Natalis è piena di fiamma viva, con i lumini e anche un centinaio di candelieri a steli alti, per rievocare l’illuminazione delle Macchine antiche. Poi ci sono oltre mille punti luce a led su tutto il corpo». Ringrazia i suoi collaboratori, «che hanno fatto un lavoro di squadra eccellente: Enrico Mandola, Marco Cornacchia, Luca Occhialini, Antonella Servi, Giuseppe la Grutta, Marco Cornacchia, Federico Ciatti, Andrea Rodolico, Alessandro Scorza e Marco Porcorossi». Per realizzare Dies Natalis serviranno «sicuramente sei o sette mesi. Lo avevo detto nella relazione tecnica allegata al concorso di idee e l’ho ribadito anche nella progettazione esecutiva. L’appaltatore potrà accelerare, portandosi comunque a un minimo di 170». Per evitare accollate, ci sarà da correre.